Avv. Carlo Gullo
In ambito canonistico tutti conoscono l’operatività professionale attuata da sempre con grande onestà intellettuale come sofferto impegno di vita, da Carlo Gullo, capace di ripiegarsi a meditare la propria esperienza, offrendone i frutti alla scienza, alla quale si era affacciato nel 1970 con uno studio monografico in materia matrimoniale fortemente radicato, oltre che sulla dottrina, sulla giurisprudenza del Tribunale della Rota Romana: Il metus ingiustamente incusso nel matrimonio in diritto canonico. In questo lavoro, dopo la parte introduttiva con la quale si sottolineava, conclusivamente, che il “metus” in relazione al consenso nuziale è sempre ingiusto, l’Autore si soffermava, in particolare, sull’esame di talune importanti fattispecie [...]. Carlo Gullo – senza piaggeria, con libertà, senza scetticismo, con impegno cristiano – scrive quando sente di avere qualche cosa da dire, affrontando e chiarendo all’intelligenza di un lettore, non affaticato da uno stile mai stanco ma sempre vivo, i casi concreti che la prassi gli suggerisce, capace di semplificare, tramite la linearità e la chiarezza dell’esposizione, le cose più complesse. In realtà, con un piglio rapido e schietto, Carlo Gullo, senza pedanteria e senza retorica, preferisce centrare il problema, cogliendone gli aspetti fondamentali, giungendo con linguaggio limpido e preciso alla soluzione frutto non raramente di una felice percezione di una conoscenza calibrata e puntuale dei casi concreti.
In Carlo Gullo si apprezza il professionista di razza consapevole che il lavoro creativo dell’avvocato non si esplicita tanto nella individuazione e nella applicazione delle norme, quanto, e soprattutto, nella focalizzazione della fattispecie concreta, ricostruendo con acume il fatto e dando rilievo all’uno e non all’altro elemento, poiché la teoria giuridica deve saper spiegare i fatti, adattandosi ad essi e non il contrario. In effetti, anche in ambiente canonico, l’avvocato è conscio che, pure nelle aule giudiziarie della Chiesa, il buon funzionamento della giustizia dipende non tanto dalle norme che disciplinano il processo, quanto dagli uomini che ne guidano l’attuazione e, per ciò, in buona misura anche da lui, dalla sua severa austerità nelle piccole e nelle grandi cose e dalla sua intransigenza verso la giustizia.
La difesa del cliente, senza viltà e senza compromessi di coscienza, è per Carlo Gullo una passione che lo impegna cristianamente, con senso della giustizia e con vigile e battagliera moralità, a collaborare con il giudice, alleviandone la faticosa ricerca della verità con argomentazioni meditate e senza parole non necessarie, ma con la ferma volontà di dire tutto quello che sente di dover dire.
Avvocato preparatissimo grandemente nutrito di cultura giuridica così che non affetta disdegno o compatimento per chi si dedica allo studio in una prospettiva prevalentemente teorica, il mio incontro con Carlo Gullo è diventato subito un rapporto di amicizia profonda, per quel suo imporsi con la virtù innata di uomo probo e di persona squisita anche se naturalmente severa, che fa di lui un amico dotato di rara intelligenza, buono e cortese che nasconde uno spirito di altezza morale non comune, sotto un’apparente modestia tesa, celando i propri meriti, a non mettersi in vista.
Nell’ambito della Associazione Canonistica Italiana e in quello dell’Arcisodalizio della Curia Romana si è potuta così sviluppare tra noi una collaborazione diversamente sinergica, la cui attuazione è stata resa possibile proprio dalla concretezza del suo garbo, dalla sua misura nel trattare con gli altri ed anche dalla sua pungolante ed inflessibile amabilità verso quanti, con Lui e con me dovevano cooperare alla realizzazione di un’opera “collectanea”, per la cui organizzazione era proverbiale la sua esigente insofferenza per la mancanza di puntualità nella consegna dei manoscritti e nella correzione delle bozze, rivista e, talvolta, anche supplita nel caso di Autori troppo impegnati o distratti; ricordo con grande affetto le impazienze, che ho cercato talora di frenare insistendo sull’importanza del contributo, che Lui avrebbe voluto estromettere per non
ritardare la pubblicazione.
In Carlo Gullo si apprezza il professionista di razza consapevole che il lavoro creativo dell’avvocato non si esplicita tanto nella individuazione e nella applicazione delle norme, quanto, e soprattutto, nella focalizzazione della fattispecie concreta, ricostruendo con acume il fatto e dando rilievo all’uno e non all’altro elemento, poiché la teoria giuridica deve saper spiegare i fatti, adattandosi ad essi e non il contrario. In effetti, anche in ambiente canonico, l’avvocato è conscio che, pure nelle aule giudiziarie della Chiesa, il buon funzionamento della giustizia dipende non tanto dalle norme che disciplinano il processo, quanto dagli uomini che ne guidano l’attuazione e, per ciò, in buona misura anche da lui, dalla sua severa austerità nelle piccole e nelle grandi cose e dalla sua intransigenza verso la giustizia.
La difesa del cliente, senza viltà e senza compromessi di coscienza, è per Carlo Gullo una passione che lo impegna cristianamente, con senso della giustizia e con vigile e battagliera moralità, a collaborare con il giudice, alleviandone la faticosa ricerca della verità con argomentazioni meditate e senza parole non necessarie, ma con la ferma volontà di dire tutto quello che sente di dover dire.
Avvocato preparatissimo grandemente nutrito di cultura giuridica così che non affetta disdegno o compatimento per chi si dedica allo studio in una prospettiva prevalentemente teorica, il mio incontro con Carlo Gullo è diventato subito un rapporto di amicizia profonda, per quel suo imporsi con la virtù innata di uomo probo e di persona squisita anche se naturalmente severa, che fa di lui un amico dotato di rara intelligenza, buono e cortese che nasconde uno spirito di altezza morale non comune, sotto un’apparente modestia tesa, celando i propri meriti, a non mettersi in vista.
Nell’ambito della Associazione Canonistica Italiana e in quello dell’Arcisodalizio della Curia Romana si è potuta così sviluppare tra noi una collaborazione diversamente sinergica, la cui attuazione è stata resa possibile proprio dalla concretezza del suo garbo, dalla sua misura nel trattare con gli altri ed anche dalla sua pungolante ed inflessibile amabilità verso quanti, con Lui e con me dovevano cooperare alla realizzazione di un’opera “collectanea”, per la cui organizzazione era proverbiale la sua esigente insofferenza per la mancanza di puntualità nella consegna dei manoscritti e nella correzione delle bozze, rivista e, talvolta, anche supplita nel caso di Autori troppo impegnati o distratti; ricordo con grande affetto le impazienze, che ho cercato talora di frenare insistendo sull’importanza del contributo, che Lui avrebbe voluto estromettere per non
ritardare la pubblicazione.
Piero Antonio Bonnet