LA SESSUALITA’ NELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA, NELLA PROSPETTIVA MEDICA E NELLA DIMENSIONE GIURIDICA
Annales doctrinae et iurisprudentiae Canonicae, vol. XI, L.E.V.
Pensato e curato da Avv. Rot. R. Palombi, con 54 contributi di esperti in varie discipline.
Inizio ricordando un illustre sodale dell’Arcisodalizio, il prof. P. A. Bonnet, che nel primo capitolo di una sua opera di alto livello scientifico evidenzia il valore che è peculiare della sessualità umana nel totius vitae consortium: “[Il Concilio] richiamandosi all’indole peculiare dellla sessualità umana afferma che dovendosi comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita”, “tutti i valori di quell’amore” vengono coinvolti”, e “Continuamente il Concilio in queste sue pagine dedicate al matrimonio parla di questo mutuo dono d’amore. E se non adopera il termine sessualità per indicare ciò che viene donato – in quanto forse con troppa facilità si sarebbe potuto scambiare con il ben diverso concetto di sensualità, nel contesto di una civiltà come quella contemporanea […] tuttavia […] negli insegnamenti del Concilio la totalità personale di quanto viene reciprocamente donato non può intendersi altro che la sessualità. Questa infatti […] mentre investe totalmente e dal profondo l’essere, caratterizzando con la mascolinità e la femminilità il modo stesso di essere uomo al tempo stesso coinvolge soltanto quei valori che, in quanto capaci di un reciproco completamento, s’inquadrano nella dimensione alla quale partecipano uomo e donna, e perciò stesso sono anche gli unici che possono costituire l’oggetto di una vera e propria donazione tra loro” (P. A. Bonnet, L’essenza del matrimonio. Contributo allo studio dell’amore coniugale, 1976, pp. 156-157).
Il titolo stesso dell’opera, che ho l’onore di presentare, qualifica l’intento interdisciplinare su una tematica sempre viva, comprensibile solo se si evidenziano i valori non negoziabili esigiti da una vera antropologia, base indispensabile per tutelare ogni aspetto della sessualità: “ La «purezza» del corpo viene vista da Paolo come il corollario dell’appartenenza della persona al Signore [1 Cor. 6, 13.15-17]. Il concetto di alleanza (con il Signore) serve dunque a dettare le regole dell’esercizio della sessualità; ne viene come conseguenza che la «spiritualità» cristiana si manifesta proprio nella modalità con cui è vissuta la corporeità” (Pontificia Commissione Biblica, Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica, 2019, p. 176, nn. 201-202); “La prospettiva antropologica che la Bibbia promuove è […] quella che riconosce tra uomo e donna la realizzazione del progetto voluto per l’essere umano dal Creatore. Il costante e unanime apprezzamento della relazione sponsale, con il coronamento nella procreazione ed educazione dei figli, diventa un elemento basilare nell’impianto etico e religioso del testo ispirato” (ibid., p. 146, n. 171).
Per amore e per amare siamo stati creati (cf.: La sessualità nella riflessione teologica, nella prospettiva medica e nella dimnensione giuridica, p. 868; le pagine successive fanno sempre riferimento all’opera che sto presentando).
Scienze umane, esegesi biblica, riflessione teologica, dogmatica giuridica, giurisprudenza in quest’opera di 1123 pagine convergono nella ricerca delle dinamiche proprie dell’atto volitivo fondante la totius vitae communio, per riconoscere la capacità e l’intenzionalità degli autori umani del matrimonio nei confronti dell’istituto normato dal suo divino Autore.
Un grave rischio nel contesto attuale: il matrimonio ha smesso di essere qualcosa di oggettivo per diventare un frutto delle culture dei diversi luoghi e paesi, portandoci allo svuotamento della sua identità naturale (p. 824), che è quella di unire tra loro due nature, complementari in virtù del sesso, in modo da creare unidualità relazionale (p. 833); si è arrivati ad una stabile instabilità della cultura familiare (p. 855), a causa anche dell’assenza di fecondità nel progetto matrimoniale in molti nubenti (p. 862); non si può che notare la liquefazione e la liquidazione del matrimonio (p. 878).
L’opera è divisa in quattro parti: la prima delinea i profili antropologici, teologici e magisteriali della sessualità; la seconda affronta le anomalie sessuali sotto gli aspetti medico-legali, psichiatrici e canonistici; la terza parte entra nel processo consensuale, in cui sono coinvolte le facoltà spirituali del nubente, il quale, considerando una sessualità vissuta in modo anomalo, può arrivare a porre un consenso simulato, viziato e condizionato, ed infine nella quarta parte sono esaminati i profili penalistici e comparatistici nei casi nei quali la sessualità umana viene gravemente offesa da persone consacrate.
Tra gli autori vanno segnalati studiosi di riconosciuta competenza a livello di teologia, psichiatria, psicologia, diritto civile e diritto canonico; molti sono docenti nelle Università Statali o nelle Università Pontificie, altri sono professionisti altamente qualificati, ci sono anche giudici della Rota Romana e numerosi Avvocati Rotali.
Ogni ambito del sapere scientifico, compresa l’esperienza della prassi dei Tribunali ecclesiastici e della Curia Romana, e perfino della sicurezza pubblica (si nota l’intervento di un colonello dei carabinieri, comandante del Reparto Crimini Violenti del R.O.S.), è stato visitato.
Sicuramente è da apprezzare il contributo di giovani avvocati rotali, che promettono dignità ad una professione preziosa nei tribunali ecclesiastici.
È evidente il filo conduttore che ha guidato i vari contributi, ossia la ricerca di una stretta collaborazione tra i periti e gli operatori della giustizia nella Chiesa.
Nei diversi studi da una parte emerge la fragilità dell’uomo, e dall’altra viene approfondita la trascendenza della coniugalità. Tutti i possibi disturbi della sessualità sono stati studiati sia sul versante psicologico e psichiatrico, sia su quello giuridico: impotenza, transgender, omosessualità, vaginismo, dipendenza da pornografia, le conseguenze sul vissuto sessuale della nevrosi, della depressione, dell’alcolismo, dell’abuso di sostanze stupefacenti, dell’anoressia, della bulimia, le parafilie.
In molti interventi è da considerare positivo il rilievo dato a casi concreti di disturbi personologici che compromettono la verità della comunità di vita e di amore, poichè “L’aspetto oblativo della sessualità matrimoniale non può essere disgiunto dalla ricettività ed esige la capacità di dare e di ricevere amore (p. 691), che nel vincolo coniugale è sostanziato dalla complementarietà; nella coniugalità si richiede un minimo qualitativo, strutturale, al di sotto del quale non si può andare se non perdendo totalmente l’umanità dell’atto sessuale, e pertanto la sua dimensione coniugale (p. 750). Nel matrimonio l’intimità fisica degli sposi diventa un segno e un pegno della comunione spirituale (p. 770); il matrimonio e la sessualità sono per sé tra di loro intrinsecamente e vicendevolmente condizionati da un legame naturale (p. 958).
Mi sono soffermato principalmente su numerosi e apprezzati interventi dei canonisti.
La linea comune di essi percorre la visione personalistica del matrimonio, che si incarna in quella teologia del corpo, di cui profeta e maestro è stato S. Giovanni Paolo II. Dogmatica giuridica e giurisprudenza per merito di questa considerazione personalistica , nella quale il contratto matrimoniale è stato integrato nel foedus coniugale, hanno potuto chiudere un circolo ermeneutico: dallo ius in corpus si è passati allo ius ad communionem vitae (p. 114). Concilio Vaticano II e successivo Magistero hanno portato a riscoprire una rappresentazione più autentica del consortium vitae et amoris coniugalis, ove la dimensione istituzionale, prevalente nella dottrina e nella normativa anteriori, viene completata da una significativa rivalutazione degli aspetti personali dell’auto-donazione tra gli sposi, avanzando oltre lo ius in corpus per riconoscere quale oggetto formale del consenso la reciproca deditio-acceptatio, in una visione integrata della persona (p. 792-793, 797). Il patto matrimoniale fra uomo e donna si costituisce a partire dalla loro reciproca donazione in quanto persone sessuate (p. 890).
Consenso e atto coniugale, donato nella sessualità humano modo e animo maritali, “integrano il segno, la parola nuziale” (p. 142).
Chi non è in grado di riconoscere l’altro come soggetto dotato di una sua dignità, non è in grado di entrare in contatto per costituire il rapporto coniugale (p. 805); il remedium concupiscentiae contraddice la coniugalità se non si realizza humano modo,.
Non è stata trascurata alcuna patologia sessuale, e i casi specifici di ipoattività, di iperattività sessuale, di disfunzioni, di devianze sessuali, ben illustrati da psichiatri e da psicologi, come pure fattispecie di vissuti esistenziali, riprese da numerose sentenze rotali, indicano che il criterio imprescindibile per valutare la verità della scelta coniugale è la dimensione relazionale (p. 192), quella dinamica interpersonale di mutuo dono ed accettazione sancito dall’atto dei coniugi di dare e accettare se stessi (p. 218), dono da custodire e da mettere in atto. Si è giustamente parlato di una reciprocità asimmetrica tra l’uomo e la donna (p. 428), come pure dell’unitarietà della persona di ciascun nubente in tutte le sue componenti (p. 473), dell’essere-con-l’altro-nell’amore (prof. Zuanazzi, p. 559).
Si può ben dire che per realizzare quest’opera è stato visitato ogni aspetto della sessualità, e, per quanto riguarda la giurisprudenza, sono state esaminate, e con attenzione anche critica, numerose sentenze rotali recenti, ma sono anche state richiamate quelle più significative di tempi meno prossimi. I riferimenti giurisprudenziali saranno sicuramente di grande utilità per gli operatori dei tribunali ecclesiastici.
Gli studi non hanno esaminato solo l’incapacità (perché non considerare con senso realistico anche la figura di incapacità relativa nel caso di una complementareità patologica p. 574?), ma tutti i vizi del consenso nei quali si può riconoscere come causa remota o prossima una anomalia sessuale, che ha indotto a porre condizioni o a simulare il contraente turbato dalla disfunzione dell’altra parte; non si è dimenticato il caso in cui anomalie sessuali sono state oggetto di dolo, come pure appare la situazione della violenza morale, alla cui provocazione avrebbe contribuito una patologia sessuale.
Dagli studi dei canonisti, che hanno dato il loro contributo, risulta chiaramente che la conoscenza del processo deliberativo, con il quale vengono assunti diritti e doveri essenziali, per essere sicura, richiede l’apporto delle scienze umane, pur dovendo riconoscere la piena autonomia del giudice nel valutare i risultati probatori: “la nozione di gravità su cui si arresta la competenza dei periti e inizia quella dei giudici è quella di gravità funzionale specifica nel senso che i periti devono fornire indicazioni precise sul modo in cui il quadro psicopatologico riscontrato interferisce sulle funzioni volitive, affettive e ralazionali” (p. 573).
È di particolare interesse l’aver riferito, e con metodo scientifico, normativa e prassi della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per il Clero (le tre facoltà speciali a questa concesse da Benedetto XVI), in ordine agli abusi sessuali e ai delitti contra sextum.
L’intera opera, con la specificità degli studi apportati, può essere accolta quale valida interpretazione ed opportuno approfondimento secondo le varie branche del sapere umano dell’alto Magistero di Papa Francesco: nella esortazione apostolica Amoris laetitia il Pontefice considera anche la rilevanza della sessualità per l’unione che consacra l’uomo e la donna come sposi e genitori (nn. 150-157: La dimensione erotica dell’amore): “La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio con il suo sacro e inviolabile valore […]. Pertanto, in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come un dono che abbelisce l’incontro tra gli sposi. Trattandosi di una passione sublimata dall’amore che ammira la dignità dell’altro, diventa una piena e specialissima affermazione d’amore che ci mostra di quali meraviglie è capace il cuore umano […] Nel contesto di questa visione positiva della sessualità, è opportuno impostare il tema nella sua integrità e con un sano realismo. Infatti non possiamo ignorare che molte volte la sessualità si spersonalizza ed anche si colma di patologie” (nn. 151, 152, 153).
Quest’opera, che continua l’alto impegno scientifico dell’Arcisodalizio, sarà certamente fonte di conoscenze sicure e molteplici per quanti amministrano la giustizia nella Chiesa, come pure essa potrà offrire numerose piste per future ricerche.
d. Giordano Caberletti